Il 25 aprile a Napoli: l’antifascismo o è anticapitalismo, o non è.

Abbiamo pubblicato il 25 aprile una nostra nota polemica contro l’”anti-fascismo” falso e servile degli intellettuali di regime. Qui, a completamento, una nota dei compagni della Tendenza internazionalista rivoluzionaria di Napoli sulla manifestazione del 25 aprile nella città partenopea, alla cui riuscita hanno attivamente partecipato. (Red.)

Migliaia in piazza a Napoli per riprendersi un 25 aprile contro la guerra imperialista e lo sfruttamento. Noi c’eravamo per dire la nostra, per rafforzare il 1° Maggio di mobilitazione nazionale con un segno nettamente di classe, internazionalista.

Un’operazione necessaria, visto che ogni anno istituzioni e sinistre borghesi festeggiano la ritualità della “resistenza” e della “liberazione”, che per loro ha aperto agli 80 anni di democrazia di quella stessa borghesia che prima sostenne il fascismo e oggi governa in nome dell’“antifascismo” – un “antifascismo”, peraltro, sempre più privo di qualsiasi significato.

Una giornata, oramai, all’insegna della retorica della “resistenza” dalla quale è nata la “Costituzione più bella del mondo”.

Eppure gli articoli di questa Costituzione, figlia dei rapporti di forza dell’epoca, oggi notevolmente modificati, dovrebbe essere riletta diversamente, visto che da 75 anni i padroni ci pisciano sopra.

Per esempio l’art.1: “L’Italia è una dittatura fondata sul profitto; se lotti per il lavoro, o per non morire di disoccupazione, sei un estorsore”; oppure l’art.11: “chi si oppone alla guerra è un terrorista” (come Luigi); o ancora, l’art 36: “il lavoratore è una merce a uso e consumo dei padroni. Se l’operaio lotta per un salario dignitoso, per non morire di lavoro, o contro i licenziamenti, va contro l’ordine pubblico” (vedi i decreti Salvini che puniscono i picchetti operai).

Ed infine l’art 39: “l’organizzazione sindacale è libera solo se il sindacato è servo del padrone, o pronto a riconoscere il primato degli interessi aziendali e nazionali”, il che è lo stesso. Il sindacato di classe che pratica sul serio la difesa dei bisogni e dei diritti acquisiti dai lavoratori contro gli interessi del capitale, “commette reato”, e va perseguito; che fa il paio con l’art. 40: “lo sciopero è consentito solo se non arreca alcuna perdita di profitto all’azienda”. Anche chi critica l’azienda in cui lavora deve stare attento/a a non danneggiare la sua immagine…

I valori di “libertà”, “tolleranza” e “inviolabilità della persona” si sciolgono come neve al sole quando ci si avvicina ai luoghi di lavoro, alle piazze dove i disoccupati organizzati rivendicano il lavoro senza dover piegare la schiena o il salario garantito, o si entra nelle università e nelle scuole in mobilitazione contro la guerra, nei territori dove ci stiamo mobilitando contro le basi militari e le grandi opere inutili.

Per questi motivi ieri andava ribadito che l’antifascismo senza la lotta ai padroni, a questo sistema economico di merda, al sionismo, all’imperialismo, alle vessazioni, alle ingiustizie, alle discriminazioni ai danni delle popolazioni immigrate e dei lavoratori immigrati, alla precarietà sui posti di lavoro, è soltanto una passerella. Retorica. Liturgia. Liturgia di stato, della classe al potere, per puntellare il proprio potere – nonostante tutto sempre meno legittimato.

Ieri a Napoli, abbiamo fatto la nostra parte per ricordare che l’antifascismo o è anticapitalismo, o non è; per sottolineare che oggi l’antifascismo vero comporta l’obbligo di sostenere la resistenza palestinese contro il progetto genocida del sionismo appoggiato e tutelato dall’Occidente – qui in Italia dall’azione del governo Meloni e dall’asse Mattarella-Meloni.

Insieme ai compagni/e con cui, spalla a spalla, da anni stiamo costruendo un nodo politico di riferimento: disoccupati organizzati, delegati combattivi, compagni/e di Iskra.

È necessario costruire l’organizzazione politica proletaria, necessaria per lottare contro la guerra imperialista e costruire un’opposizione sociale e politica contro il nemico in “casa nostra”, contro i piani padronali e gli interessi della borghesia italiana, contro la militarizzazione della società, lo sfruttamento dilagante, iniziando dalle rivendicazioni immediate per forti aumenti salariali, per politiche immediate per far fronte al carovita ed all’emergenza abitativa, per la libertà di organizzazione politica e sindacale.

Da anni ci stiamo impegnando a livello internazionale e nazionale in questa direzione, e facciamo invito a tutti coloro che condividono questa prospettiva a costruirla insieme.

SOSTENIAMO ATTIVAMENTE LO SCIOPERO NAZIONALE DELLA LOGISTICA DEL 30 APRILE.

IL 1° MAGGIO TUTTI/E IN PIAZZA A MILANO E NAPOLI.

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