Morti di caldo, altri morti sul lavoro, e primi scioperi – Carlo Soricelli-Cobas

Riceviamo da Carlo Soricelli, che cura da 15 anni l’Osservatorio nazionale morti sul lavoro, e volentieri pubblichiamo due testi relativi ai morti sul lavoro negli ultimi giorni, dovuti in gran parte al caldo soffocante. Altrove abbiamo definito il tragico fenomeno dei morti sul lavoro e da lavoro “l’olocausto dimenticato” – tale se si considera che ogni anno nel mondo muoiono almeno due milioni di lavoratori per incidenti o malattie professionali (la stima è dell’OIL).

Il primo dei due testi è in risposta ad una nostra domanda, il secondo è una email circolare. Il compagno Carlo insiste sui temi della mancata informazione e della sottostima del reale numero dei morti sul lavoro e in itinere (per andare e tornare dal lavoro), per non parlare poi dei morti per malattie professionali. E non c’è dubbio che questo incida non poco proprio nell’occultamento di questa strage continua – aiuta a sottovalutarla e, magari, a ridurla a una molteplicità di casi individuali e, spesso, fortuiti, se non da attribuire addirittura a “comportamenti sbagliati” dei lavoratori stessi. Quando invece è di solare evidenza che si tratta di un dato sistemico: è il capitalismo con le sue inflessibili leggi di funzionamento finalizzate all’illimitato accumulo di profitti attraverso l’illimitato sfruttamento del lavoro, la causa prima e ultima di questa strage al di là di tutte le singole contingenze.

Dalla compagna Laura Corradi abbiamo invece ricevuto la notizia di uno sciopero di 8 ore proclamato il 25 luglio a San Salvo (Chieti) dai Cobas contro il gran caldo in fabbrica negli stabilimenti del vetro Pilkington, Primo e Bravo – Cgil, Cisl e Uil si sono rifiutati di farlo.

Un’autocritica che ci coinvolge: ci siamo mossi (noi, anche se non solo noi) in modo troppo lento nella denuncia delle conseguenze del gran caldo di questi giorni sulle condizioni di lavoro di tantissimi proletari e proletarie e nella rivendicazione di misure urgenti, da imporre necessariamente con la lotta, a tutela della salute dei lavoratori. Sicché, salvo qualche caso sporadico e isolato (come quello qui appena segnalato), tutta la questione è stata devoluta ai “tavoli” tra governo e sindacati, dai quali non è venuto fuori pressocché nulla di concreto. I funzionari di Cgil-Cisl-Uil erano arrivati con la richiesta del blocco delle attività al di sopra dei 32 gradi: a nome del governo, l’affarista consulente d’azienda promossa a ministra del lavoro, tale Calderone, ha subito chiuso: “non se ne parla neppure. I funzionari sindacati ammutoliti hanno allora fatto ricorso al condizionale: “servirebbero altre misure”, ma poiché è “vietato” il ricorso alla lotta… non se ne parla neppure. Risultato dei tavoli? Nessun obbligo di nessun tipo per le aziende. Solo la possibilità di ricorrere con più facilità alla cassa integrazione, se lo vorranno, in edilizia e agricoltura. Attenti, però; in agricoltura sono esclusi i braccianti a tempo determinato, cioè il 90% dei braccianti! Esclusi anche i rider, tra i più esposti al caldo e anche ai fenomeni temporaleschi violenti da caldo. Per ridurre al massimo l’uso della c.i., poi, è stata introdotta la possibilità della c.i. a ore, anziché a giornate. Tutto o.k., dunque. (Red.)

Carlo Soricelli

“Nell’ultima settimana lavorativa, sono morte tante persone per il caldo, e in tutti i settori dove non c’è l’aria condizionata, una situazione infernale in tutti i sensi. Ecco alcuni casi: Gabriele Lucido è morto nel Cantiere della TAV in provincia di Brescia, aveva 65 anni; di Napoli era anche il gruista di 75 anni, Ciro Adinolfi, che ancora lavorava su una gru a quell’età: l’hanno trovato esanime alla guida di questo mezzo, la tragedia a Jesi nelle Marche; un autotrasportatore serbo è morto alla guida del camion a Castenedolo di Brescia. Ma sono diversi gli autotrasportatori morti per malore alla guida dei loro mezzi: uno di loro è riuscito ad accostare, così ha evitato di provocare una strage; ha perso la vita anche un autista di un pullman in Calabria, si chiamava Michele, per ora non conosco il cognome. Un allevatore è morto per il caldo mentre accudiva il bestiame; un elettricista è morto per un malore, molto probabilmente per le alte temperature; due guidatori di trattori sono morti per malori. Nel corso degli anni, normalmente c’è un solo morto alla settimana per malori, ma con questo caldo ci sono vittime ogni giorno.”

“La strage continua con 14 morti negli ultimi due giorni (24 e 25 luglio), nessuno vi informa e mette insieme i morti sul lavoro che ci sono in Italia: lo faccio io, Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro. Sono considerato un nemico da tutti quelli che si occupano (male) dei morti sul lavoro, a ogni livello, ne ho avuto le prove anche pochi giorni fa, cercano di zittirmi.

Ecco chi sono:

Muore per il caldo a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, mentre raccoglieva cocomeri, un bracciante tunisino di 57 anni, Naceur Messauodi

In provincia di La Spezia muore Inghemar Torriti, albanese: è morto in cucina per il caldo, aveva solo 33 anni

Muore cadendo dal terzo piano a Vado Ligure un operaio albanese di 55 anni

Al porto di Ancona muore per il caldo un marittimo di origini napoletane

In provincia di Agrigento muore un anziano agricoltore: l’hanno trovato esanime per il caldo

Sempre in provincia di Agrigento muore cadendo in un burrone il pastore Rosario Alaimo: aveva 55 anni

In provincia di Cosenza un autotrasportatore è morto scontrandosi con un Tir

A Caserta Raffaello Carrillo muore in un magazzino per il gran caldo: aveva 48 anni

Ad Agrigento muore cadendo dall’alto Antonino Burgio: era su un ponteggio del cimitero di Aragona, aveva 69 anni, e ancora lavorava, come il 40% delle vittime di infortuni sui luoghi di lavoro quest’anno

In provincia di Modena muore mentre pota gli alberi in un condominio, probabile morte in lavori domestici

Nell’Ogliastra in Sardegna muore per il caldo Gianfranco Incollu, operaio di 55 anni dell’Agenzia regionale Forestas: aveva un contratto da precario per sei mesi, e aveva lavorato tutto il giorno a Jerzu, ad una temperatura di 48 gradi. Se pensate che il precariato riguardi solo i giovani, vi sbagliate di grosso, ormai sono precari tutti i nuovi assunti.

A Taranto, nel porto, muore Antonio Bellanova travolto da un’ecoballa: aveva solo 31 anni

In provincia di Torino muore il settimo lavoratore morto per il caldo tra il 24 e il 25 lugliotrovato esanime sul camion

In provincia di Savona muore cadendo dal terzo piano un operaio serramentista albanese, Alfredo N.

Nell’elenco ci sono solo i lavoratori morti sui luoghi di lavoro; se consideriamo anche quelli morti in itinere, si arriva già a superare gli 800 morti dall’inizio dell’anno.”

Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it 

Nella foto Antonio Bellanova morto nel porto di Taranto, aveva solo 31 anni

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