Milano, 11 giugno – Disfattismo e antimilitarismo, unica risposta di classe possibile alla guerra in Ucraina / Centro documentazione contro la guerra, Milano

Concludiamo oggi la pubblicazione dei testi che ci sono arrivati in vista dell’Assemblea dell’11 giugno a Milano contro la guerra in Ucraina, l’economia di guerra e la marcia verso una terza guerra mondiale, o che sono stati presentati nel corso dell’assemblea. I testi e i messaggi ricevuti e/o portati direttamente all’assemblea testimoniano l’attenzione che l’iniziativa ha ricevuto sia in Italia che all’estero. Molti di essi hanno manifestato ampia convergenza con le posizioni che hanno caratterizzato l’assemblea, espresse già nei documenti di convocazione. Ma – è evidente – questo non ci obbliga ad essere d’accordo con la totalità di essi, e – ancor meno – con la totalità dei loro passaggi. (Red.)

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Questo testo è un nostro contributo alla discussione per l’assemblea “Uniamo le forze, guerra alla loro guerra!” cui abbiamo aderito e che si terrà l’11 giugno 2023 dalle 10 alle 17:30 a Milano, presso l’Auditorium Teresa Sarti Strada, via Ca’ Granda 19.

Disfattismo e antimilitarismo

unica risposta di classe possibile alla guerra in Ucraina

Lo sosteniamo dal 24 febbraio 2022, rispetto alla guerra in corso nelle pianure ucraine, occorre schierarsi risolutamente, senza tentennamenti o sofistici distinguo: Contro l’imperialismo russo, contro l’imperialismo USA – Europa – Nato, contro il capitalismo Ucraino. Con i proletari ucraini e russi, contro la prospettiva di guerra inter-capitalista, mondiale, apertasi con la guerra “per procura” in Ucraina, contro la barbarie di questo presente.

Contro l’imperialismo russo

La Russia ha la “responsabilità principale” dello scoppio della guerra, lei ha scelto di passare direttamente alle operazioni belliche ad un certo punto del “confronto – concorrenza” con USA – Europa e, sul territorio ucraino, almeno dal 2014 dopo piazza Maidan, con il settore di borghesia locale pro occidente.

La Russia, non solo dal 24 febbraio 2022, ha un ruolo reazionario contro il proprio proletariato e quello internazionale, innanzitutto dell’ex area sovietica e centro asiatica. Basterebbe ricordare l’intervento repressivo del suo esercito in Kazakistan all’inizio del 2022 contro il proletariato in lotta.

La Russia è un paese compiutamente capitalista e una potenza imperialista, governato da forze di “destra”, intimamente legate all’ultra retrogrado patriarcato ortodosso di Mosca e sodale del peggior armamentario della reazione internazionale, in concorrenza e contrapposizione col blocco occidentale guidato dagli USA[1]. La gestione politica e militare di questa contrapposizione al “blocco” occidentale è strutturalmente reazionaria e anti-proletaria, senza alcuna traccia di qualsivoglia “oggettivo antimperialismo”[2].

Il proletariato russo ha l’unica funzione di fare da “carne da cannone ” per questa guerra, noi qui dobbiamo appoggiarne le iniziative disfattiste e di rottura col proprio imperialismo, i suoi tentativi di contrapporsi al conflitto in corso.

Contro il blocco imperialista USA – Europa – Nato

Gli USA e, dietro a loro con differenti gradi di interessi divergenti, i vari alleati occidentali (europei per primi) e la Nato, si presentano come i sostenitori della libertà e della democrazia, in difesa del diritto all’esistenza dell’Ucraina, ben aiutati dalle mosse di Putin, ormai presentato con il ruolo de “il nemico numero 1”[3].

Nella realtà, da tempo, “USA and friends” sono impegnati in una profonda penetrazione economica, politica e militare in quella sorta di “cortile di casa” per il defunto capitalismo di statosovietico che fu l’Europa dell’Est[4]. Allargamento che è sempre stato vissuto dal capitalismo russocome un “accerchiamento”, via via più soffocante e minaccioso, e a cui aveva già risposto anche militarmente con gli interventi in Georgia (2008) e in Crimea (2014); con il sostegno ai separatistifilo russi del Donbas (2014); con una rinnovata presenza militare nelle aree “calde” come la Siria, laLibia, il Sahel; nonché intaccando il monopolio occidentale della vendita d’armi tra alleati Nato,piazzando in Turchia i propri missili S-400[5].

La politica USA, Europea e Nato di “accerchiamento” della Russia[6] e le risposte russe ad esso, sono entrambe reazionarie, non ce n’è una che è più “grave” dell’altra, vanno avversate tutte, a cominciare da quella del “nostro” imperialismo italiano.

Contro il capitalismo Ucraino

Il ruolo di “aggredito”, di “invaso” e/o di “aggressore”, “invasore”, non consente in sé di definire la natura di classe della politica di uno stato. Saranno il suo modo di produzione, la sua politica e le sue scelte a mostrarcela.

Il regime di Zelensky è radicalmente antiproletario. Al pari dei suoi predecessori, anti o filo russi, ha salvaguardato gli interessi della borghesia locale, ha favorito la penetrazione della finanza e dell’industria occidentali nel paese, ha contribuito all’aumento dello sfruttamento del proletariato ucraino. Proletariato sempre più impoverito e costretto in gran numero all’emigrazione; nella sua componente femminile per supplire come badante, sottopagata e in nero, alla distruzione del welfare in occidente; in quella maschile per alimentare di mano d’opera a basso costo i cantieri edili europei.

Schierandosi col blocco occidentale, chiedendo l’ingresso nella UE e nella NATO, l’Ucraina è finita coll’essere il classico vaso di coccio tra i due blocchi avversari. Il proletariato ucraino,tutti gli ucraini, sono stati trascinati a combattere una “guerra per procura”, a morire sulfronte o sotto i bombardamenti non per la libertà dell’Ucraina, ma per lo scontro di interessieconomici e politici tra i due blocchi.

Non solo, il regime di Zelensky, con l’avvallo dei governi occidentali, sta usando la guerra per comprimere al massimo libertà e diritti politico-sindacali dei lavoratori, per perseguire con processi “sommari” le opposizioni (con la scusa della “collusione” col nemico russo)[7].

Dall’inizio della guerra Zelensky si è sbarazzato di tutte le forme “ingenue” di autorganizzazione della resistenza all’invasore russo, smembrandole e inquadrandole nei ranghi delle forze militari statali, disperdendo gli oppositori e i sostenitori della “resistenza per combattere l’imperialismo russo” in differenti reparti e fronti di battaglia.

Il proletariato ucraino non ha nulla da guadagnare dalla partecipazione a questa guerra.

Noi qui dobbiamo appoggiarne, gli indubbiamente ora limitati, tentativi di disfattismo e diserzione, di rifiuto di subordinazione all’Unione Sacra per cacciare l’invasore.

Contro la prospettiva di guerra globale inter-capitalista, mondiale, aperta con la guerra “per procura” in Ucraina

La guerra in Ucraina non è un conflitto politicamente e geograficamente delimitato, al contrario è un prodotto del “nuovo disordine mondiale” e segna l’apertura della possibilità che l’attuale crisi generale del capitalismo abbia come epilogo un conflitto globale inter-capitalista, una IIIª Guerra Mondiale.

Gli equilibri inter-capitalisti da tempo sono investiti da una spinta centrifuga, generata dall’andamento della sua crisi generale, che ha ormai minato irreversibilmente il vecchio ordine uscito dagli accordi di Yalta nel 1945, imperniato sugli USA quale fulcro dell’intera economia globale e quale potenza economica, politica, militare principale.

Un diretto concorrente, un pretendente al trono di nemico numero 1 dell’umanità, che abbia la potenza politica, economica e militare che furono degli USA ancora non si intravede. Ma nell’Europa fino al più lontano Oriente passando per l’Africa il primato statunitense è sempre più mal sopportato e sempre più messo in discussione. La “multipolarità” è la forma attuale con cui si esprime la lotta, reazionaria, inter-capitalista.

Con la disastrosa ritirata dall’Afghanistan è stata sancita la fine del predominio USA, a cui questi non vogliono rinunciare pacificamente, e la rottura del sistema di equilibrio preesistente non è più ricomponibile. La guerra in Ucraina è la prima espressione concreta di questo processo[8].

Un processo verso la guerra globale

Un processo, appunto, che quindi ha le sue accelerazioni e le sue controtendenze, e di cui non siamo certo ancora in grado di determinare la “fatidica ora X”, ma di cui deve essere colto il suo manifestarsi.

Se non si vuole farlo, se si vuole sostenere che in Ucraina ci sia “una delle tante guerre”, basta accettare la favola, che la Nato e l’Italia stessa non siano coinvolte nella guerra in corso in Ucraina, che fornire armi di ogni genere e in quantità mai viste negli ultimi cinquant’anni non sia partecipare alla guerra, che far partire i droni da Sigonella per il Mar Nero non sia collaborazione alla guerra. Ma se accettiamo questo, allora possiamo anche ritenere vero che l’invasione russa dell’Ucraina sia solo “un’operazione militare speciale” contro il fascismo e il nazismo, che la guerra non uscirà mai dai confini delle piane ucraine.

Oggi non sappiamo quanto tempo possa mancare all’appuntamento con una IIIª Guerra Mondiale, ma non possiamo confidare che questa non ci sarà perché la produzione bellica è ben inferiore a quella in essere nel II° conflitto mondiale (dato vero), ma la guerra non scoppia al raggiungimento né di una quantità assoluta x di materiale bellico, né ad una percentuale y di produzione bellica sul totale della produzione.

Tantomeno possiamo sperare che il processo sia bloccato dagli interessi economici, che le multinazionali impediscano lo scivolamento in un eventuale conflitto globale per non perdere i loro profitti, che si sia di fronte ad un teatrino i cui fili siano tirati dall’industria bellica e che questa possa interrompere a piacere la spirale verso la guerra globale.

Né si può dimenticare che con “Concezione Strategica 2022” la NATO ha individuato nella Russia e nella Cina i due nemici da sconfiggere, riprendendo particolarmente per la seconda, i temi del programma elettorale del “Democratico” Biden. La guerra con la Russia è in corso in Ucraina, quella possibile con la Cina è preannunciata dalla questione di Taiwan, estratta dal cilindro dopo oltre un cinquantennio di ibernazione[9].

Intanto già adesso le forze NATO sul fronte est sono quadruplicate e contano 40 mila soldati e la forza di risposta rapida è stata portata da 40.000 a 300.000 unità e la presenza militare USA in Europa è salita da 80.000 a 100.000 soldati[10].

C’è chi sostiene si tratti solo di volgare propaganda, noi pensiamo che si tratti invece delle linee dorsali su cui si va delineando la prospettiva di guerra globale e che la guerra in Ucraina sia il suo primo anello. Per questo, ancora di più, l’unica posizione possibile rispetto alla guerra in corso non può che essere il disfattismo. Diversamente, volenti o nolenti, o si sta a guardare, o ci si schiera con uno dei fronti di guerra, contribuendo a rinsaldare le premesse dell’inquadramento del proletariato nella futura guerra mondiale.

Il pericolo nucleare e la guerra in Ucraina

Dalla guerra in corso emergono sempre più dei “segnali” per cui non possiamo escludere che la barbarie della guerra condotta dal capitalismo non scivoli anche nella guerra nucleare. Pernegarlo, per l’orrore insito nella cosa in sé, molti si aggrappano all’idea che la borghesia internazionalenon sarebbe disposta a correre il rischio dell’eliminazione della specie umana, dell’olocaustonucleare. Vale a dire che, rimanendo ai principali detentori di ordigni atomici, dovremmo fidarcidei Biden, Putin, Sunak, Macron, Netanyau o ancora dei Xi Jinping, Modi?

Ma già la strategia della deterrenza nucleare della sola NATO, è concepita come un’opzione di possibile risposta, che l’avversario deve percepire come potente, ma di cui non deve poter comprendere l’effettiva portata. Contiene in sé un’alea, un’indeterminatezza implicita del limite oltre cui non si può andare, che non è fisso, ma variabile lasciato alla situazione. Aggiungiamoci, poi, che con la “Concezione strategica 2010” la NATO ha eliminato il monopolio USA della risposta nucleare, coinvolgendo anche alcuni altri paesi dell’alleanza, tra cui l’Italia, detentori di armi atomiche e dei vettori per lanciarle. Quindi questo monopolio esclusivo non c’è più.

Dalla Russia e dagli USA si sente sempre più spesso evocare il pericolo nucleare quale possibile risultato di un’escalation delle ritorsioni collegate alla guerra in Ucraina, indubbiamente buona parte di queste affermazioni può essere propaganda; ma fin dai tempi della prima invasione occidentale dell’Iraq (1990) viene sempre più “sdoganata” e presentata come possibilità in fieri l’uso di missili nucleari tattici, che dovrebbero consentire di mantenere il nucleare ad un livello “accettabile” (sic!, per chi?)[11].

Oggi non sappiamo se e quando potrebbero essere usati ordigni nucleari, ma sappiamo che potrebbero esserlo! Il capitalismo ha raggiunto per la prima volta nella storia la capacità tecnica didistruggere l’intero pianeta con la guerra nucleare; sta ponendo un aut aut non solo al proletariato, ma all’intera umanità: la sopravvivenza della specie umana è strettamente connessa all’eliminazionedel capitalismo quale sistema (a)sociale. Un argomento in più a favore del disfattismo da tutte le politiche di guerra, da condurre congiuntamente con i proletari ucraini e russi, contro la barbarie di questo presente.

L’assuefazione alla guerra

Poste le premesse di cui sopra, occorre ammettere che a più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, in Italia, ma anche negli altri paesi del blocco USA, Europa, Nato, anche in quelli come la Francia, che hanno maggior conflittualità sociale rispetto all’Italia, non c’è stato lo sviluppo di una mobilitazione di massa contro la guerra, non parliamo poi di un movimento stabile, duraturo, attivo.

La spiegazione dell’arretratezza sindacale e politica complessiva del proletariato non è riconducibile ad un’unica causa, ma rimanendo nello specifico campo della guerra, possiamo dire che sia in parte imputabile ad un lungo processo di “assuefazione” alla guerra stessa, cui le masse dei paesi occidentali sono state “addestrate” con la gestione quasi trentennale della “guerra permanente” condotta nelle periferie, avviatasi con le invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan.

La guerra è stata fatta vivere sempre come “lontana”, una sorta di videogioco da telegiornale della sera ascoltato distrattamente durante la cena, assolutamente anestetizzato dalla materialità della distruzione fisica e della morte, dell’orrore insito nella barbarie della guerra, nelle operazioni dei “nostri” militari. Il numero ridotto delle vittime occidentali, l’assenza di un rituale mediatico quotidiano di bare che ritornano dalla guerra avvolte nella bandiera nazionale, hanno contribuito a rendere “credibile” l’inganno che … la guerra non ci fosse e che l’imperialismo italiano non vi partecipasse, mentre le forze armate italiane sono impegnate in decine di teatri, a partire dal Kossovo, Bosnia, Irak, Libano, ecc..

Anche il linguaggio è stato piegato alle esigenze della propaganda di regime, con il dilagare di ossimori e definizioni, spesso inventati da governanti della “sinistra” istituzionale, come l’ex primo ministro inglese Tony Blair o il più volte ministro francese (sia con la sinistra, sia con la destra) Bernard Kouchner, tipo “guerra umanitaria”, “missione di pace”, “operazione di polizia contro il terrorismo” …, rivolti a far scomparire la parola “guerra”, con il pronto aiuto dei media tutti, su questo coralmente “embedded” senza bisogno del bastone o della carota.

La guerra viene così fatta “scomparire” e nessuno, ora, sembra quasi accorgersi del conflitto in corso in Ucraina, mentre tutti continuano con l’usuale tran tran di vita quotidiana scandita dal lavoro, studio, ferie, girando la testa dall’altra parte.

La guerra in Ucraina non è una delle “tante” guerre

Anche nel campo di quella che un tempo era definita “sinistra extraparlamentare” e nelle fila del sindacalismo di base l’assuefazione ha attecchito, dal 24 febbraio 2022 tutti si sono dichiarati contro la guerra e ci sono state più iniziative, ma è stata una tra le tante cose per cui ci si “deve” mobilitare, una “guerra come le altre”. Addirittura assistiamo a conferenze, coordinamenti, ecc. che affrontano numerose problematiche del militarismo capitalista, dal ruolo dell’ENI alle servitù militari, dall’industria bellica alla presenza dell’esercito nelle scuole, e così via, ma senza schierarsi e intervenire preventivamente sulla guerra in Ucraina, senza collegare continuativamente questi temi al conflitto in corso.

Si realizza così un “curioso” paradosso, l’Italia è di fatto in guerra (fornisce armi, addestramento e basi per attività collegate alle operazioni belliche), ma l’intervento antimilitarista si focalizzasu altri temi, magari richiedendo addirittura l’uscita dell’Italia dalla NATO … mentre siamoimpegnati nel conflitto insieme alla NATO[12].

Facciamo un solo esempio, per cercare di farci capire, il 1° maggio del 2023 (non diciamo il 2022!) avrebbe dovuto essere ad un anno dall’inizio della guerra e della partecipazione dell’Italia ad essa una scadenza almeno nazionale, coordinata contro il conflitto in Ucraina (illusione!), invece a livello politico e sindacale ciascuno si è fatto separatamente la propria iniziativa.

Certo tutti hanno messo in coda ai propri comunicati la denuncia della guerra, ma si tratta di “ritualità”, perché si continua stancamente con il solito tran tran, ripetendo come un mantra sempre le stesse cose, le rivendicazioni e gli slogan che da anni si lanciano contro il militarismo, come se il conflitto dell’Ucraina non rappresentasse un punto di svolta nella rottura degli equilibri tra stati e nell’evoluzione della crisi generale del capitalismo e non si dovessero fare i conti con la novità della situazione, del processo verso la guerra globale che si è aperto.

Questo modus operandi ha anche avuto come conseguenza che non si è riusciti a fornire una solidarietà e un appoggio alle forze russe, bielorusse ed ucraine (indubbiamente minoritarie) che si sono opposte alla guerra. Salvo poche eccezioni, anche la sola divulgazione dell’esistenza di fenomenidi opposizione alla guerra, per quanto pacifisti e “inconseguenti” dal punto di vista della lottatra le classi potessero pur essere, è stata per lo più monopolio dei media di regime, che hanno riportatoperò unicamente qualcosa di quanto avveniva in Russia. Va ricordato che la “democratica” Europa non concede l’asilo politico agli ucraini e ai russi che si rifiutano di combattere in Ucraina[13].

Sappiamo benissimo che i problemi politici non si risolvono sulla base dei propri desideri e volontà, ma in questa situazione lo sforzo, politico e organizzativo, deve essere rivolto al raggruppamento e al coordinamento di quanti si oppongono alla guerra in Ucraina, per cercare di riuscire a stabilizzare forme permanenti di contrapposizione alla guerra, innanzitutto alla politica bellicista del governo italiano (sostenuta dall’opposizione istituzionale). E un antimilitarismo classista non può che essere disfattista contro tutti i contendenti della guerra in Ucraina.

Opporsi all’interventismo dell’imperialismo italiano

Il governo Meloni, in piena sintonia con il predecessore Draghi, partecipa attivamente al conflitto ucraino, continuando a stanziare miliardi di euro in finanziamenti, ad inviare armi e istruttori, a sostenere la Nato. Uno dei suoi obiettivi è anche quello di far partecipare come protagoniste leindustrie e le banche italiane al grande affare della “ricostruzione dell’Ucraina”. Inoltre, Meloni e il suo“Fratello d’Italia” ministro della difesa Crosetto, programmano altri miliardi di aumenti delle spesemilitari, per non perdere terreno nella corsa al riarmo rispetto a Francia, Germania e altre potenzeconcorrenti; e per dare commesse a Leonardo, Fincantieri e alle centinaia di industrie collegate al“complesso militare-industriale” nazionale.

Questa politica guerrafondaia costa e costerà sempre di più; pesa sulle spalle dei lavoratori e produce povertà; porterà a “dare la vita per la patria”, logico approdo del governo Dio Patria Famiglia; complica sempre di più, trasformandole in missioni belliche, lo svolgimento delle “missioni di pace” italiane nelle aree più pericolose del teatro euromediterraneo (Bosnia, Irak, Libano), che è la vitale zona d’influenza dell’italoimperialismo ed è collegata in modo inestricabile alle vicende della guerra ucraina.

 “Antimilitarismo”, “internazionalismo” o … partecipazione alla guerra in Ucraina?

Se il primo problema che abbiamo è quello dell’allargamento dell’opposizione alla guerra, rompendo innanzitutto il meccanismo dell’assuefazione, il secondo è il “tipo” di posizioni che stanno circolando.

Nelle proteste contro la guerra ci sono sia richieste di pace fondate su di un rifiuto “umanitario, morale” della guerra, sia posizioni che richiedono nominalmente la pace, ma contemporaneamente sostengono nella sostanza la partecipazione alla guerra avallando l’invio di armi all’Ucraina. Su quest’ultima posizione, di fatto guerrafondaia, si è schierata irreversibilmente tuttala sinistra “istituzionale” europea e internazionale, fosse al governo o all’opposizione, e che da tempoha trovato nella Nato “un ombrello protettivo”[14] e il mondo sindacale.

In questo modo nel “nome della pace” si prepara l’allargamento della guerra e si inquadra ilproletariato alla logica della guerra, alla sua necessità, alla sua inevitabilità, per difendere la libertàe la democrazia. Viene in questo modo ripresa e adattata alla “modernità” la tradizione “frontista” che ha consegnato il proletariato al massacro nelle prime due guerre mondiali, viene nuovamente ribadito che una prospettiva di emancipazione sociale, di “comunismo” non è pensabile, percorribile.

Su questo stesso tipo di impostazione pro guerra, spiace rilevarlo, sono finite per confluireuna serie di forze anarchiche e socialiste, soprattutto dell’area slava, che hanno fatto la scelta di parteciparee combattere nella guerra in Ucraina contro i russi. Sono arrivate alla scelta della “resistenzaarmata” sia sostenendo il diritto alla difesa e all’autodeterminazione dell’Ucraina, sia sostenendo che il nemico principale da battere è “l’imperialismo” russo, la cui sconfitta sul campo farebbe cadere la forza reazionaria principale. Molti di loro pensano che partecipando alle operazioni bellicheavranno maggior credibilità tra la popolazione ucraina e una chance da giocare nel dopo guerra.

Tutti i sostenitori di queste tesi che partecipano ai combattimenti devono farlo inquadrati nelle varie forze militari e logistiche ucraine, oggi non esiste una struttura militare indipendente della “resistenza armata” e scorrendo le notizie pubblicate da queste forze, svariati sono caduti in battaglia.

Non intendiamo qui entrare nel merito punto per punto di queste posizioni, chi fosse interessato può leggersi un interessantissimo documento di un gruppo di anarchici della Repubblica Ceca “L’antimilitarismo anarchico e i miti sulla guerra in Ucraina[15]; sottolineiamo solo che queste posizioni contribuiscono a inquadrare il proletariato nei fronti di guerra, a privarlo di qualunque tentativo di autonomia di classe, e sono in qualche modo speculari a quelle di coloro che ritengono vada sostenuta la Russia (sic!), perché così ne risulterebbe indebolito l’imperialismo occidentale, USA per primi (sic!). Chi volesse conoscerle può trovare alcune indicazioni in questa nota[16].

Noi pensiamo, al contrario, che un compito politico fondamentale oggi nella lotta alla guerra in Ucraina, sia quello di bloccare le forniture d’armi occidentali, contrastando così la politica di prosecuzione e allargamento della guerra, l’aumentare del pericolo che si scivoli sempre di più verso un conflitto inter-capitalista globale. Attenzione questa rivendicazione deve essere strettamente connessa al disfattismo contro tutti i contendenti del conflitto, perché questa rivendicazione viene avanzata anche da forze che sostengono i russi nel conflitto e la mascherano da rottura con la politica del governo italiano!

Ci preme ribadire che il disfattismo non è ne una rivendicazione astratta, né un obiettivo rivendicabile solo nel mezzo di una guerra come avvenne concretamente nella Russia del 1917. La prospettiva disfattista, l’autonomia di classe del proletariato dai fronti di guerra, deve essere ricostruita da oggi, agitata, spiegata, resa comprensibile. Il proletariato, le più vaste masse, sono “addestrate” da più di un secolo a politiche di partecipazione alla guerra, di frontismo, di difesa nazionale.

La rottura dell’unione sacra della guerra o dell’illusione dell’alleanza militare ma non politica, vanno preparate prima.

Per concludere, oggi per noi è necessario il più ampio sforzo per porre al centro della lotta politica l’opposizione di classe alla guerra in Ucraina, per affermare l’internazionalismo proletario contro ogni nazionalismo, per costruire una rete di rapporti internazionali con tutte le forze che si battono contro la guerra, in particolare russe ed ucraine, per suscitare tra i lavoratori e la gioventù scioperi, manifestazioni ed azioni per rivendicare l’interruzione immediata delle azioni belliche, per costringere la Russia a rinunciare all’invasione, l’Ucraina a cessare la conduzione della “guerra per procura” e il blocco USA, Europa, Nato a cessare di fornire armi e a prolungare il conflitto, con l’obiettivo di porre fine al massacro dei proletari e dei giovani russi e ucraini e per opporsi alla politica guerrafondaia dello Stato italiano.

Occorre moltiplicare le iniziative, dalle conferenze fino alle manifestazioni, per l’affermazione di una posizione disfattista e per far comprendere come negli eventi attuali si sia aperta la possibilità di una Terza guerra mondiale. Occorre collegare le lotte sociali e sindacali anche a questo orizzonte di guerra e catastrofe che minaccia l’esistenza della stessa specie umana.

Milano, 5-6-2023

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Centro di documentazione contro la guerra

informazioni, materiali e analisi per opporsi alla barbarie del capitalismo decadente, contro il terrorismo di stato occidentale e russo, contro il terrorismo del cosiddetto “islamismo radicale”

centrodocumentazionecontrolaguerra@inventati.org
https://centrodidocumentazionecontrolaguerra.noblogs.org/

Materiali del Centro sulla guerra in Ucraina

Bollettini “La guerra che verrà”

  • Marzo 2022 – Ucraina: contro la guerra: DISFATTISMO!
  • Aprile 2022 – Ucraina: contro la guerra: DISFATTISMO! Aprile 2022

Podcast di interviste

  • 19-3-2022 Intervista a Yurii Colombo sulla guerra tra Russia e Ucraina
  • 13-4-2022 intervista a Sandro Moiso: la guerra in Ucraina e il nuovo disordine mondiale
  • 15-4-2022 Intervista ad Antonio Mazzeo: la guerra in Ucraina, l’Italia non fornisce solo armi, è già una cobelligerante

Podcast di incontri

  • 03-03-2023 La prossima Guerra Mondiale è giunta al countdown? A un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, apriamo una discussione per ragionare sulla guerra che avanza nel “nuovo disordine mondiale”. Con Sandro Moiso e Visconte Grisi
  • 10-11-2022 Per cielo, per terra, per mare . Politica guerrafondaia dell’Italia, dall’Ucraina all’Africa e ruolo del mediterraneo nel contesto globale del nuovo disordine mondiale. Con Daniele Ratti
  • 11-05-2022 Il nuovo disordine mondiale. La guerra che c’è e la guerra che verrà, con Sandro Moiso. (guerra in Ucraina)
  • 26-03-2022 Gli spari a Est sono anche per noi. Kazakistan, Russia e Ucraina. Guerre, rivolte, repressione. Con Yurii Colombo. (guerra in Ucraina)

Note:

[1] Ai “nostalgici”, agli smemorati e ai ricercatori di improbabili “oggettivi” antimperialismi della cricca di Putin & co., ricordiamo che in Russia esiste un pesantissimo sfruttamento capitalista del lavoro salariato, un immiserimento continuo contrapposto a un vorticoso aumento di ricchezza per un ristrettissimo settore di popolazione. Nel paese mancano le minime regole di agibilità politica e sindacale per il proletariato, la repressione poliziesca contro gli oppressi è la norma della vita quotidiana. La classe dominante russa, gli apparati statali, le organizzazioni politiche di Putin & co., sono pervase da posizioni e sentimenti, come si diceva un tempo, “sciovinisti grandi russi”, che i decenni anni dello stalinismo e del krusciovismo hanno trasmesso fino ad oggi. Il cosiddetto Partito “Comunista” della Russia attualmente è il secondo partito della Duma, dopo Russia Unita di Putin, sostiene anch’esso la guerra reazionaria in Ucraina e invita alla persecuzione degli oppositori alla guerra. Se non bastasse, i russi, congiuntamente agli USA, avallano gli attacchi militari turchi contro i kurdi del Rojava e la spietata repressione di Assad ed Erdogan contro i kurdi e i profughi siriani ammassati nelle tendopoli ai confini tra i due paesi.

[2] Non va scordato che il capitalismo russo, fino ad ora, ha fatto grandi affari con i capitalismi occidentali, ma che una parte della sua borghesia continua tutt’ora a farne, nonostante le sanzioni, compartecipando ai sovraprofitti generati dai futures e dalle misure applicative delle sanzioni sulle materie prime energetiche (il cui corso era al rialzo da prima della guerra in Ucraina).

[3] E’ il “remake” del film già visto con le due spedizioni belliche in Iraq (1990-1991 e 2003-2011); con l’aggressione alla Serbia (1999); con la guerra, l’occupazione ventennale e l’abbandono dell’Afghanistan (2001-2021); con la non riuscita spedizione militare Restore Hope in Somalia (2003); con la detronizzazione di Ghedaffi in Libia (2011); … la perenne “commediatragedia” dei “buoni”(!!) che, dispensando bombe a destra e sinistra, annunciano la lieta novella della liberazione dal nemico del momento; non sempre “prodotta” dall’ONU, comunque da tempo ridotto a consesso di copertura delle proprie nefandezze, da usare o gettare a seconda delle convenienze. Lezione, sia detto per inciso, fatta propria dalla Russia che da USA “and friends” ha imparato a non definire le guerre col proprio nome, ma ad usare ossimori tipo “guerra umanitaria”, così ha subito battezzato l’invasione della Russia con una locuzione “neutra” come: “operazione militare speciale”.

[4] Le adesioni alla Nato, per data: nel 1949 Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna, Stati Uniti; nel 1952 Grecia, Turchia; nel 1955 Germania; nel 1982 Spagna; nel 1999 Cechia, Ungheria, Polonia; nel 2004 Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia; nel 2009 Albania, Croatia; nel 2017 Montenegro; nel 2020 Macedonia del Nord; nel 2022 Svezia e Finlandia hanno chiesto l’adesione (sottoscrivendo un accordo con la Turchia per consegnarle i kurdi da loro rifugiati: Trilateral Memorandum, 28-6-2022, https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_197342.htm?selectedLocale=en); in sospeso rimangono l’adesione della Georgia e, ovviamente, dell’Ucraina.

[5] Gli USA, per questo acquisto, hanno “sanzionato” la Turchia escludendola dalla fornitura già prevista dei caccia F35. (Roberto Bongiorni, La Turchia compra missili russi, ritorsione Usa: alt a forniture di F-35, Il Sole 24 Ore, 3-4-2019, https://www.ilsole24ore.com/art/la-turchia-compra-missili-russi-ritorsione-usa-alt-forniture-f-35–ABaX1HkB).

[6] Che non può essere compresa appieno nella sua dinamica concreta se non si considerano anche i suoi elementi contraddittori, come la non completa adesione di Germania e Francia, nonché il prolungamento del “confronto – concorrenza” su scale globale lanciato dall’amministrazione Biden contro la Cina.

[7] Notizie in italiano, ogni tanto, sul: Canale Telegram https://t.me/matrioskainfo; o Scaglione Fulvio, Luci e ombre del condottiero Zelens’kyj, su Limes n. 10/2022 “Tutto un altro mondo”.

[8] Sul tema del “nuovo disordine mondiale” e del percorso verso la IIIª Guerra Mondiale: incontro dell’11-05-2022 Il nuovo disordine mondiale. La guerra che c’è e la guerra che verrà, con Sandro Moiso. (guerra in Ucraina); incontro del 3-3-2023 La prossima Guerra Mondiale è giunta al countdown? A un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, apriamo una discussione per ragionare sulla guerra che avanza nel “nuovo disordine mondiale”. Con Sandro Moiso e Visconte Grisi.

[9] NATO 2022: Strategic Concept. https://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/2022/6/pdf/290622-strategic-concept.pdf.

[10] ISPI, Un anno di guerra in Ucraina: 12 grafici per capire come è cambiato il mondo, 20-2-2023, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/un-anno-di-guerra-in-ucraina-12-grafici-per-capire-come-e-cambiato-il-mondo-116428.

[11] A solo titolo di esempio: Royer Jean-Marc, Vers l’emploi de l’arme nucléaire en Europe ? Carnets de Guerre #4, Lundì Matin, 3-10-2022, https://lundi.am/Vers-l-emploi-de-l-arme-nucleaire-en-Europe; Fabio Mini, L’Europa in guerra, PaperFirst, 2023; Mazzeo Antonio, Da oggi nei cieli europei esercitazioni aeree della NATO di guerra nucleare, Pagine Esteri, 17-10-2022, https://pagineesteri.it/2022/10/17/primo-piano/da-oggi-nei-cieli-europei-esercitazioni-aeree-della-nato-di-guerra-nucleare/; Mussetti Mirko, Perché un missile russo è diventato ucraino, Limes, nr. 12, dicembre 2022.

[12] Beninteso, sono tutti temi che oggi è necessario affrontare, non vanno messi da parte, ma non possono che essere subordinati alla guerra che c’è, anche se non sembra.

[13] Alessandra Fabbretti, Dagli obiettori russi l’appello: “L’UE dia l’asilo a chi dice ‘no’ alla guerra”, Dire, 14.12.2022, https://www.dire.it/14-12-2022/848939-dagli-obiettori-russi-lappello-lue-dia-lasilo-a-chi-dice-no-alla-guerra/, “In Ucraina sono circa 5000 i giovani ucraini che si sono dichiarati obiettori di coscienza e vorrebbero svolgere un servizio civile alternativo al servizio in armi, ma la legge marziale in atto glielo nega. Alcuni di loro sono già sottoposti ad un procedimento penale. Secondo la ong Un Ponte per, sono 971 le persone incriminate per aver scelto di non arruolarsi e combattere, in base all’articolo 336 del Codice penale ucraino che regola la coscrizione militare.” da: Proteggere i disertori, Atlante guerre, 27.12.2022. L’articolo fornisce anche notizie sui disertori russi e bielorussi. https://www.atlanteguerre.it/proteggere-i-disertori/ Con tutto il rispetto per chi rischia la propria vita, dobbiamo però dire che in un paese in guerra rivendicare l’obiezione di coscienza illudendosi che possa essere accolta, significa una totale incomprensione dei meccanismi e delle finalità del militarismo capitalista.

[14] Espressione coniata nel 1976 da Enrico Berlinguer, segretario del PCI, nel corso del processo di spostamento del partito dalla subordinazione politica al capitalismo di stato russo alla subordinazione al capitalismo liberale italiano ed occidentale.

[15] Tradotto in italiano da “Gli amici della guerra di classe” potete trovarlo qui https://www.autistici.org/tridnivalka/guerra-diclasse-le-posizioni-programmatiche/, recentemente lo ha pubblicato sul suo sito anche “Il Pungolo Rosso” qui https://pungolorosso.com/2023/05/24/lantimilitarismo-anarchico-e-i-miti-sulla-guerra-in-ucraina/.

[16] https://www.facebook.com/sinistraperlucraina, https://t.me/matrioskainfo, https://t.me/quisiamoinguerra in italiano, https://lundi.am/UKRAINE-ces-anarchistes-s-organisent-face-a-la-guerre in francese.

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