Lo sfacelo sociale (e militare) dell’Ucraina

Lo sfacelo sociale (e militare) dell’Ucraina

È fuori discussione che la società ucraina sia, ormai, in uno stato di sfacelo che la continuazione della guerra – voluta a tutti i costi dalla NATO e dall’UE, oltre che dalla Russia – renderà ancora più profondo e disperato.

Ne forniamo qui di seguito alcuni indicatori, ma prima permetteteci di ricordare che da subito avevamo indicato che la guerra avrebbe portato questo paese, ed in particolare la sua classe lavoratrice, alla rovina, non certo alla “libertà” e alla “auto-determinazione”. E non solo per mano della Russia, che sta facendo “con coscienza” la sua parte nel massacro e nella distruzione delle infrastrutture prima militari e ora civili dell’Ucraina. Almeno altrettanto la catastrofe ucraina si deve ai suoi amorevoli amici-Shylock degli Stati Uniti, della NATO, dell’Italia, dell’Unione europea che “con i propri incitamenti, con i propri prestiti, con la dazione illimitata di armamenti [anziché alla “vittoria”] la stanno in realtà spingendo all’autodistruzione totale per poi spartirsela a prezzi di saldo”. Più la guerra dura, era la nostra previsione, “più risulterà chiaro alle masse lavoratrici ucraine quale grande sventura è stata il soggiogamento del loro paese agli interessi e ai comandi militari occidentali – per quanto forte, e giustificatissimo, possa essere il loro risentimento verso Mosca” (così nel nostro libro La guerra in Ucraina e l’internazionalismo proletario, pp. 7-8).

Ed ecco qualche indicatore di questa sventura – verremo in un successivo articolo ai costi della guerra per il proletariato della Russia.

1. L’aspettativa di vita media degli uomini ucraini è diminuita del 14% dal 2020 al 2023: quella maschile è scesa da 66,4 a 57,3 anni, quella femminile da 76,2 a 70,9 anni. Non abbiamo i dati divisi per classi sociali, ma è piuttosto scontato che la diminuzione non sia stata omogenea tra la cerchia degli oligarchi, e la classe borghese in generale, e la massa dei lavoratori e delle lavoratrici.

2. Il tasso di fecondità, che già prima della guerra era inferiore a due figli per donna (il livello che garantisce il permanere della stessa popolazione), è caduto, ora, a 1. Prima dell’invasione russa nascevano in Ucraina 23.000 bambini al mese, ora ne nascono circa 16.000 (una riduzione superiore al 30%).

3. Secondo l’Unicef 2,9 milioni di bambini (che vivono in Ucraina) hanno bisogno di aiuto. La metà dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni ha problemi a dormire, un quinto di loro ha pensieri intrusivi e flashback. Ben 3/4 delle persone tra i 14 e i 34 anni dichiarano di avere bisogno di sostegno emotivo e psicologico. Il 40% dei bambini non può accedere all’istruzione in modo continuativo.

4. Oltre la metà dei bambini ucraini sotto i dieci anni vive all’estero (la stima è dell’economista Dariia Mykhailyshyna), e “più crescono all’estero, più diminuisce la possibilità che tornino in patria”. Anche perché i paesi di destinazione dei rifugiati e delle rifugiate ucraini, Polonia e Germania su tutti, trovano di grande utilità per la propria economia e per la propria demografia la permanenza definitiva dei loro genitori, una forza-lavoro di medio-alta qualificazione “ricevuta in dono”, tramite guerra, già ben formata.

5. La popolazione ucraina, che era pari ad oltre 52 milioni nel 1993, era scesa, a seguito di una fortissima emigrazione, a 41 milioni nel 2021 (questa la cifra ufficiale, contestata però dall’Istituto di demografia dell’Accademia nazionale delle scienze che la riteneva di molti milioni inferiore). E’ scesa ulteriormente, a fine 2023, a 35 milioni, stima governativa, al di sotto dei 30 milioni secondo altre stime. La ministra dell’economia Yulia Svyrydenko ha ammesso che negli ultimi due anni sono usciti dall’Ucraina 6 milioni di persone, che “non siamo pronti a perdere per sempre”.

6. Da tempo non si hanno notizie attendibili sullo stato dell’economia ucraina, ma per il primo anno di guerra FMI e Banca centrale dell’Ucraina avevano fornito i seguenti dati (da considerare, perciò, ufficiali): crollo del Pil di un terzo, inflazione al 26%, tassi di interesse al 25%. I dati successivi sembrano denotare un piccolo rimbalzo e una diminuzione dei tassi di interesse, ma sono da prendere con le pinze perché da tempo la comunicazione di Kiev e di ambito NATO-UE è interessata a minimizzare la catastrofe economica e sociale in atto, anche negando l’evidenza – per esempio l’impatto recessivo che la protesta dei coltivatori polacchi contro i prodotti agricoli ucraini ha avuto sull’agricoltura ucraina.

7. L’Ucraina, che già era tra i primi dieci paesi al mondo per consumo di alcol, ha visto un’impennata dell’alcolismo (come del resto è avvenuto in Russia), nonostante il divieto formale della vendita di alcolici imposto allo scoppio della guerra. Si è formato un mercato parallelo nel quale gli alcolici costano di più, ma sono sempre reperibili.

8. Questo insieme di fattori socio-economici e il terribile massacro di soldati al fronte (almeno mezzo milione tra morti e feriti) hanno messo fine, da tempo, al fenomeno – limitato in realtà al primo anno di guerra – dell’arruolamento volontario, avvenuto per lo più nelle milizie territoriali. Ora è sempre più vasto il fenomeno dei giovani, e meno giovani, che tentano di sottrarsi all’arruolamento che è sempre più forzato e arbitrario. Perfino la Repubblica (nel dicembre scorso) ha dovuto ammettere che gli ucraini di ogni fascia di età vivono nell’incubo dell’arruolamento forzato, che Zelensky e Co. hanno appaltato ad agenzie private incaricate di una vera e propria caccia ai renitenti alla leva – che si tratti di una caccia lo hanno ammesso anche The New York Times e The Guardian. E tanto basta. Sembra che nel solo oblast’ di Ivano Frankovsk, nell’Ucraina occidentale, si siano rifugiati 40.000 renitenti alla leva, che non si sono presentati all’ufficio di registrazione e arruolamento militare (TCC), e sono perciò ricercati. Spesso vengono fermati per strada, e se alla banca dati Obereg risulta che sono stati convocati per l’arruolamento e non si sono presentati, vengono immediatamente portati al TCC.

9. Secondo una recente indagine dell’Istituto di psicologia sociale e politica dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina ben il 54% degli ucraini sono “pronti a capire” i renitenti alla leva, mentre il 43% li disapprova – ma la maggior parte di coloro che si “vergognano” di ciò, vivono nelle regioni occidentali o all’estero, al sicuro, o quasi, dalla guerra.

10. Di conseguenza l’età per la mobilitazione è stata abbassata da 27 a 25 anni, ma sono pendenti alla Verchovna Rada, il parlamento monocamerale dell’Ucraina, disegni di legge per abbassarla ancora a 18 anni – con un impatto che sarebbe molto negativo sulle attività produttive già stressate da una fortissima carenza di personale (quelle rimaste in attività). Circolano in rete video di giovani ucraini, presumibilmente studenti, che vengono portati in autobus, completamente equipaggiati, in campi di addestramento. Il privilegio dell’arruolamento spetterà rigorosamente ai proletari, dal momento che ne sono al riparo quelli che percepiscono uno stipendio doppio rispetto alla media (funzionari statali, poliziotti, ad esempio). Tra questi “privilegiati”, anche chi è stato riconosciuto “parzialmente idoneo”, i feriti o i malati, dovrà presentarsi di nuovo alla visita di idoneità dopo 9 mesi. Tentativi di arruolamento, sotto ricatto, si stanno facendo anche con studenti africani privi di regolare permesso di soggiorno…

11. Chi dovesse riuscire a sfuggire a questo arruolamento forzato sempre più affannoso e brutale, verrà sistemato a dovere sui luoghi di lavoro. Infatti, è in discussione al parlamento ucraino un progetto di nuovo “codice del lavoro” che Vitaliy Dudin, un avvocato del lavoro appartenente a Sotsialny Rukh (Movimento sociale), presenta così: è “il più grande attacco ai diritti dei lavoratori durante il periodo della legge marziale”. Milioni di salariati “impiegati con contratti di lavoro rischiano di perdere la loro protezione contro il licenziamento e la loro capacità di resistere alle azioni arbitrarie dei loro datori di lavoro. Gli autori [di questo progetto di legge] cercano di perpetuare le restrizioni “temporanee” ai diritti del periodo bellico, proponendo che gli ucraini subiscano l’ingiustizia anche dopo la vittoria. Disposizioni separate legalizzeranno pratiche vergognose come il licenziamento per la divulgazione di segreti commerciali, la giornata lavorativa di 12 ore o l’interruzione del congedo senza necessità di spiegazioni. Se il codice verrà adottato quest’anno, entrerà in vigore nel 2025 (articolo 1 delle disposizioni finali e transitorie). Per quanto se ne sa, la bozza è stata redatta in fretta e furia da una ristretta cerchia di autori sotto la guida del ministro dell’Economia Yulia Svyrydenko e della deputata del popolo [il partito di Zelensky] Halyna Tretyakova, senza la partecipazione dei rappresentanti sindacali. La conseguenza è una legge di scarsa qualità nella forma e antisociale nel contenuto”. Per i particolari, si può vedere

dove, però, si potrà constatare anche il terribile inquadramento nazionalista delle organizzazioni sindacali – le quali ricevono, così, il “premio” che hanno ricercato.

12. Un riflesso di questo sfacelo sociale e militare è nell’inarrestabile ascesa del gruppo di banderisti intorno a Budanov, il capo dei servizi segreti ucraini. La Repubblica del 31 marzo titolava così: “Zelensky cambia la squadra, salgono gli uomini di Budanov, esperti in campagne aggressive contro Mosca”. Tempo fa il Corriere della sera presentò Budanov in questo modo: “il capo dell’intelligence ucraina che rivendica gli omicidi in Russia” (17 maggio 2023). Si va, quindi, spediti “verso una guerra di blitz contro la Russia” sul territorio russo. Esattamente ciò che abbiamo più volte sostenuto, e che moltiplicherà i problemi in Russia, questo è certo, accentuando al tempo stesso, cosa non meno certa, la catastrofe dell’Ucraina. Ed in particolare della sua classe lavoratrice.

Abbasso la guerra NATO-Russia in Ucraina!
Solidarietà a quanti, dall’una e dall’altra parte del fronte, si battono per farla finita con questo massacro fratricida!
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